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Trento, 29 maggio 2009
Centrale a pompaggio del Monte Altissimo – Lago di Garda:
si esprima la popolazione locale attraverso un referendum
Proposta di mozione presentata da Roberto Bombarda
consigliere provinciale dei Verdi e Democratici del Trentino

 “Investitori privati vogliono realizzare profitti a scapito del bene pubblico. Rischi e disagi ambientali superano di gran lunga i vantaggi diretti e chiaramente riconoscibili. Per questo chiediamo con fermezza che il consiglio comunale si esprima contro la centrale di pompaggio sul Renon e si opponga attivamente anche a livello provinciale. Non abbiamo bisogno della Centrale di pompaggio sul Renon!” Sulla base di questo testo è stata lanciata in Alto Adige una petizione popolare che già alla fine dell’assemblea organizzata nei giorni scorsi è stata sottoscritta da centinaia di persone. A guidare l’iniziativa, un comitato spontaneo di cittadini che si chiama “Bürger an Bürger“. Cittadini per i cittadini: il primo loro argomento è, infatti, la assoluta mancanza di informazione da parte di Comune e Provincia. Il secondo argomento: i rischi ambientali del progetto che mettono in pericolo una delle più belle zone naturali (ma anche turistiche) dell’Alto Adige, lungo quel sentiero dove cent’anni fa veniva a passeggiare Sigmund Freud. La richiesta più importante: a decidere su un’opera così gigantesca e che resterà in eterno devono essere le cittadine e i cittadini del Renon.

Questa l’iniziativa promossa nella vicina provincia di Bolzano per contrastare un progetto di centrale idroelettrica alimentata da un grande serbatoio artificiale creato sull’altopiano del Renon, zona non particolarmente ricca d’acqua e che verrebbe quindi alimentato mediante pompaggio di acqua dal fondovalle. Un’ iniziativa industriale molto simile a quella proposta in Provincia di Trento, nella zona del Monte Altissimo dalla “Energia Valsabbia”. Il progetto trentino, contro il quale si è già espresso nei giorni scorsi in modo perentorio il sen. Molinari, sindaco di Riva del Garda (“La centrale non ci serve”), dopo che il medesimo sindaco, alcune settimane orsono quando la stampa aveva anticipato l’esistenza del progetto, si era lamentato perché i comuni interessati non erano nemmeno stati informati, benché ne fosse ben informata la Giunta provinciale, visto che una norma apposita (oscura ai più nel significato fino a quando non è stato svelata l’esistenza del progetto “Altissimo”) era stata inserita nell’ultima manovra finanziaria per il 2009.

Il progetto di centrale sul monte Altissimo, conosciuto allo stato solo per linee molto generali e la cui potenza installata sarebbe di oltre 1300 Megawatt, prevede la costruzione, nelle viscere del monte Altissimo, di 16 chilometri di gallerie di 11 metri di diametro (per oltre 3 milioni di metri cubi di scavo), a cerchi concentrici, che diverrebbe il serbatoio di accumulo. L’acqua verrebbe pompata di notte dal lago di Garda ad una quota di 1600 metri più alta e scaricata di giorno per produrre energia. Le leggi della termodinamica di per sé spiegano che tale progetto non può produrre utili (anche non tenendo conto dei costi di costruzione), ma gli utili attesi deriverebbero invece dal differenziale del costo dell’energia prodotta nelle diverse ore del giorno: di giorno l’energia costa di più, di notte molto meno. Questa oscillazione dei costi, peraltro, è legata a modalità produttive (centrali nucleari) e non tiene conto né dell’apporto, nelle ore diurne, dell’energia ricavabile dal solare – termodinamico e fotovoltaico - (e da altre fonti rinnovabili – biomassa, mare, eolico), attualmente in fase di avvio, e dunque non esattamente quantificabile ma sicuramente in crescita, né di oscillazioni dei prezzi delle materie prime condizionati da fattori geopolitici (petrolio e derivati, gas naturale, ecc.) o di scarsità (uranio). Sull’utile ricavabile, in prospettiva, da impianti come quello previsto sul monte Altissimo qualche dubbio rimane, anche perchè, a differenza di quello del Renon che – secondo i proponenti – male che vada con l’energia elettrica potrebbe essere riconvertito in serbatoio d’acqua per un altipiano in cui scarseggia – a Riva e nel basso Sarca l’acqua non scarseggia e l’impianto dell’Altissimo, se dovessero verificarsi condizioni di mercato sfavorevoli, sarebbe totalmente inutile.

Negli stessi giorni il “Corriere dell’Alto Adige” riferiva che “l’Eisackwerk di Bolzano punta sul Trentino, con un innovativo progetto di centrale idroelettrica a pompag­gio da realizzare tra il lago di Garda e i 2000 metri del Monte Altissimo, tra Torbole e Malcesi­ne.” Dall’articolo si apprende che “Helmuth Frasnelli, il vulcani­co imprenditore altoatesino che ha prodotto, negli ultimi an­ni, progetti per 8 centrali in Al­to Adige per complessivi 800 milioni di euro di investimenti, ha scavalcato i confini di Salor­no. Per il momento, però, prefe­risce tenersi un po’ abbottona­to sul progetto, già presentato alla Provincia di Trento insie­me alla richiesta di nuova con­cessione idroelettrica, visto che, in concorrenza, c’è la do­manda della Energie Valsabbia (in sigla «Eva»), la società di Chicco Testa, già presidente di Enel. «Questa riservatezza — spiega Frasnelli — è necessaria per non rivelare dettagli proget­tuali. Se dovessimo avere segna­li positivi dalla Provincia di Trento, illustreremmo il proget­to alle popolazioni interessate ed ai Comuni».

Il progetto della EVA, che in termini dimensionali è almeno tre volte maggiore a quello ostacolato sul Monte Renon ha dunque un “gemello”. A livello locale si è già costituito un Comitato civico al fine di conoscere la reale volontà e portata dei progetti, per informare correttamente la popolazione – chissà perché, ma i progetti più grandi sono e meno informazione c’è… - e per attuare tutte le iniziative volte ad evitare uno scempio del Monte Altissimo e del lago di Garda, il cui livello potrebbe oscillare di circa 4 millimetri, apparentemente un nonnulla, ma in realtà un valore che potrebbe generare conseguenze al momento impreviste e inimmaginabili. In termini economici, i lavori di realizzazione dell’opera dovrebbero comunque durare – nell’ipotesi del progetto EVA – 5 anni per un costo complessivo di un miliardo di euro, con la creazione successiva di circa 20 nuovi posti di lavoro.

Ciò premesso, in considerazione dell’importanza del tema – l’acqua, bene pubblico per antonomasia, ed i suoi utilizzi – e della portata delle iniziative proposte e visto quanto si sta già muovendo nel vicino Alto Adige

il Consiglio impegna la Giunta provinciale

– A garantire un’ approfondita ed adeguata conoscenza fra la popolazione e le amministrazioni locali sui due progetti, allo stato noti prevalentemente per informazioni di stampa, riguardanti l’ipotizzata centrale a pompaggio del monte Altissimo.

– A subordinare qualsiasi decisione autorizzatoria all’acquisizione del parere delle popolazioni interessate mediante l’indizione di un referendum consultivo.
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Cons. Roberto Bombarda

 

     

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